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I COLLIRI MONODOSE
Storia di un Progetto
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LA REALIZZAZIONE

La tecnologia e il brevetto dei “Monodose Richiudibili per Colliri Senza Conservanti” portano il nome di Farmigea e fu il risultato di una straordinaria visione che ebbe l’azienda nei primi anni ‘80.
Non fu semplice investire con le proprie forze su una tecnologia rivoluzionaria che ancora oggi è il riferimento per la produzione e la vendita di colliri monodose e fu il risultato di uno straordinario lavoro di squadra di tutta l’azienda. Oggi si può dire che fu una scommessa vinta nonostante le iniziali perplessità di molti e le difficoltà, sopratutto nella scelta del materiale plastico idoneo a mantenere la sterilità del prodotto e nel rendere possibile una produzione in serie.

L'IDEA

A fine anni Settanta Alberto e Leopoldo Federighi chiesero al Reparto di Ricerca di Farmigea di elaborare un primo progetto di massima su una loro idea di realizzare dei contenitori monodosesterili adatti a contenere colliri privi di conservanti. Furono redatti cosi primi progetti tecnici adatti all’utilizzo della plastica concentrandosi in particolare sulla forma – oggi divenuta caratteristica con le due alette laterali – dei monodose che avrebbe risolto due problemi: il confezionamento industriale e la possibilità da parte del paziente di utilizzare agilmente la confezione e poterla, cosa fondamentale, richiuderla in sicurezza per la conservazione del prodotto.

LA REALIZZAZIONE

Trovata la forma occorreva individuare il materiale plastico migliore e progettare il successivo confezionamento in ambiente sterile con tutte le prescrizioni che l’ambito farmaceutico richiede. Ci fu un importante investimento sia in termini economici che in ore e giorni di ricerca da parte di Farmigea per avviare la produzione dei monodose e per attrezzare il confezionamento sulle linee di produzione sino ad arrivare al 1983: anno in cui venne brevettato il “minicontenitore monodose o pluridose di prodotti farmaceutici”. Il brevetto fu depositato come “modello di utilità” e come “modello ornamentale”. Da subito si intuì che i Monodose sarebbero diventati uno standard non solo in Italia ma in tutto il mondo. E così Farmigea li brevettò anche nei principali paesi esteri: Benelux, Inghilterra, Germania, Francia, Giappone, Svizzera e Usa.

Nella relazione tecnica originale del Monodose si scoprono anche le fasi di studio a partire dalla scelta di produrre stecche da 5 contenitori piuttosto che uno singolo. Il vantaggio è “nell’aumentare la produttività relativa al riempimento e tutte le altre operazioni fino al confezionamento rispetto al contenitore singolo”. Inoltre il Monodose aveva un “costo inferiore alla metà di un normale contenitore per colliri”. Dal punto di vista del confezionamento inoltre i tecnici Farmigea studiarono la un impianto in grado di funzionare “con soli tre operatori”.

LA DIFFUSIONE

La produzione del collirio monodose Farmigea iniziò subito e le caratteristiche così tanto innovative fecero intuire che sarebbe stata solo una questione di tempo e poi i Monodose sarebbero divenuti uno “standard” non solo per i prodotti a marchio Farmigea ma anche per le altre case farmaceutiche. E ad accendere la scintilla fu una cena nel litorale romano tra dirigenti Farmigea e altri dirigenti di importanti case farmaceutiche italiane. Parlando del Monodose ovviamente l’interesse fu immediato ma le altre aziende prima di adottarlo fecero una serie di ispezioni nello stabilimento di Pisa sopratutto per la tenuta sterile dei Monodose. Prove che ovviamente Farmigea superò senza alcun problema e da quel momento i Monodose sono un punto di riferimento nel settore e motivo di orgoglio per l’azienda.

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