La vista è quindi, a livello fisiologico, il più importante tra i sensi, e non solo! È l’organo più complesso dopo il cervello. Ogni occhio è una piccola e complessa meravigliosa struttura costituita da ben 2 milioni di componenti e 12 milioni di fotorecettori, i cosiddetti coni e bastoncelli, le cellule nervose sensibili alla luce che ci permettono di percepire i colori e la visione distinta: i fotoni, scoperti da Einstein e detti anche quanti di luce, attraversano gli oggetti, quelli che hanno una specifica lunghezza d’onda compresa tra 450-680 nm, ossia lo spettro visibile, sono in grado di essere captati e analizzati dai nostri occhi che lavorano continuamente in collaborazione con il cervello.
L’occhio è un trasduttore di segnali luminosi che trasforma in segnale bioelettrico i fotoni che provengono dal mondo esterno. Essi vengono “letti” e resi comprensibili in immagini (che si formano sulla retina) attraverso un complesso sistema di lenti che elaborano la luce esattamente come una macchina fotografica. Il cristallino è una lente biconvessa che riesce, modificandosi, a mettere a fuoco le immagini sulla retina sottostante (accomodazione), proprio come l’obiettivo di una macchina fotografica. Il cosiddetto sistema diottrico, costituito da cornea, cristallino, corpo vitreo e umor acqueo, può essere considerato come una lente convergente dotata di notevole potere refrattivo, ben 60 diottrie! Il processo è molto complesso, ma anche velocissimo. Perfino più veloce di una fotocamera! Provate a fare questo test: guardate e concentratevi su più oggetti possibili posizionati a distanze diverse dai vostri occhi. In quanto tempo siete riusciti a metterli a fuoco? Probabilmente avrete avuto la sensazione di farlo immediatamente. Bene, una telecamera richiede diversi secondi per farlo!
La cosa interessante è che le caratteristiche di queste immagini non saranno uguali per ognuno di noi: la percezione dei colori e della luminosità è differente per ogni individuo, per cui ci saranno persone che vedranno i colori più o meno carichi. Questo è dovuto al nostro cervello, che elabora le informazioni ricevute in base alle nostre esperienze. Supponiamo di trovarci a mezzogiorno di una giornata di sole all’aperto con in mano un foglio bianco. Il nostro cervello tradurrà la luce riflessa dal foglio e ce lo farà interpretare come bianco. Se però ci spostiamo all’ombra, la luce riflessa non sarà più bianca ma grigia, ma per noi il foglio è ancora bianco. Questo perché il nostro cervello conosce il vero colore del foglio ed effettua una vera e propria correzione automatica del bianco. Ovviamente ognuno di noi avrà un suo bianco personalizzato.